L’Etna è uno dei vulcani più attivi al mondo, ma l’eruzione del 1669 resta una delle più drammatiche e distruttive della sua storia. Una colata lavica che durò quattro mesi, sommerse interi villaggi e arrivò fino alla città di Catania, cambiando il volto della Sicilia orientale.
Dove avvenne l’eruzione del 1669
L’eruzione iniziò il 11 marzo 1669, con l’apertura di una lunga frattura sul fianco sud-occidentale dell’Etna, nei pressi di Nicolosi. I crateri laterali, oggi noti come Monti Rossi, sono ancora visibili e rappresentano un luogo di grande interesse per escursionisti e vulcanologi.
Le fasi dell’eruzione
- 11 marzo 1669: inizio dell’attività eruttiva con forti scosse sismiche e fontane di lava.
- 15–20 marzo: la colata lavica distrugge Mompilieri, un borgo oggi completamente sepolto.
- Fine aprile: la lava raggiunge Catania, oltrepassando le mura della città.
- 15 luglio 1669: l’attività vulcanica si esaurisce dopo 122 giorni.
I danni: villaggi sepolti e modifiche al territorio
L’eruzione del 1669 distrusse 12 paesi e sommerse oltre 40 km² di territorio. La lava arrivò fino al Castello Ursino di Catania, che oggi si trova molto più all’interno rispetto al mare, a causa dell’avanzamento del fronte lavico.
L’eredità visibile oggi
Oggi è possibile camminare sulle colate del 1669 in diversi punti del versante sud dell’Etna. Tra i luoghi più suggestivi:
- I Monti Rossi a Nicolosi
- La valle del Simeto
- Le aree laviche nei pressi di Misterbianco e Mascalucia
- Il Museo della Lava di Mompilieri (dedicato all’eruzione)
Escursioni consigliate
Se vuoi rivivere la storia di questa potente eruzione, ti consigliamo:
- Tour storico-naturalistico sui Monti Rossi
- Trekking alla scoperta delle colate del 1669
- Visita al Museo vulcanologico di Nicolosi
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Curiosità
- L’eruzione del 1669 è documentata in numerosi dipinti storici.
- Fu osservata anche da viaggiatori stranieri del Grand Tour.
- Si calcola che siano stati eruttati circa 600 milioni di m³ di lava.
Conclusione
L’eruzione dell’Etna del 1669 non fu solo un evento geologico: fu un trauma collettivo che lasciò un’impronta indelebile sulla cultura, la memoria e il paesaggio della Sicilia. Oggi, camminare su quelle stesse colate ci ricorda la forza incredibile della natura… e la resilienza delle comunità etnee.